Come cambierà il turismo dopo il Covid-19

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Dai grandi stravolgimenti nascono nuovi equilibri e realtà, ed anche il turismo cambierà dopo la pandemia di Covid-19 che ha sconvolto il mondo intero. Vediamo come.

Aerei strapieni, spiagge in cui si fatica a trovare un posto libero in cui stendere l’asciugamano, ristoranti turistici in cui il prezzo della cena non vale la qualità del cibo.

A tutti i viaggiatori, più o meno abituali, è capitato di trovarsi almeno una volta nella vita in una delle situazioni appena descritte.

Prima del 2020 erano molto comuni e socialmente accettate come parte integrante della vacanza, soprattutto se si trattava di turismo cosiddetto “di massa”, in cui un grande flusso di turisti era concentrato specifici in momenti dell’anno (come le vacanze di Natale o sotto Ferragosto). A seguito di Covid-19 sembra però che le cose siano destinate a cambiare in modo radicale, secondo quanto sostengono i massimi esperti in materia turistica in Italia e nel mondo.

Cambiamenti di gusti e abitudini dei viaggiatori, ai quali gli operatori del settore dovranno conformarsi.

Ma come sta cambiando il quadro turistico generale? E quali saranno le caratteristiche più ricercate dai viaggiatori di domani?

Partiamo con una premessa: il settore turistico, in Italia, rappresenta il 6% del PIL (senza considerare l’indotto) ed è uno dei comparti che più ha subito il contraccolpo dovuto al lockdown e alla conseguente limitazione degli spostamenti.

In un territorio come il nostro, caratterizzato da circa 33 mila strutture alberghiere e 183 mila strutture extra-alberghiere (fonte ISTAT), il calo del fatturato ha impattato in maniera pesantissima su tutto il comparto, compreso l’indotto.

Sempre un’indagine targata ISTAT ha rilevato che i viaggiatori torneranno a spostarsi non appena si potrà o comunque quando si sentiranno di nuovo sicuri.

Già, ma sicuri rispetto a cosa?

Un dato certo è che d’ora in avanti sarà difficile stipare quante più persone possibile all’interno delle strutture o dei locali senza suscitare più di qualche polemica, data l’attenzione che abbiamo imparato a prestare circa l’igiene personale e il distanziamento sociale.

Questo ultimo anno ha infatti davvero stravolto le vite e le abitudini di molti di noi, e ci ha insegnato comportamenti che fino a pochi mesi fa davamo per scontati o ai quali non facevamo alcuna attenzione. Lavarsi spesso le mani, passare del tempo con gli amici ma anche il sapore stesso della libertà di andare dove vogliamo quando vogliamo sono aspetti che davamo per scontati ma che in pochi mesi hanno assunto tutto un altro valore.

Proprio sulla base di nuove consapevolezze e diverse consuetudini di vita, sempre secondo gli esperti, nei prossimi anni assisteremo allo sviluppo dello slow tourism (o turismo lento).

La parola d’ordine sarà quindi relax: i nuovi viaggiatori, dopo essere rimasti a lungo chiusi in casa senza poter uscire, vorranno ascoltare lo scorrere del tempo e assaporare la ritrovata libertà.

Insomma, sembra che il turismo mordi e fuggi subirà una forte battuta d’arresto, in favore di itinerari più brevi ma maggiormente “vissuti”.

Il turismo lento è infatti un turismo consapevole, che sceglie con cura il luogo del soggiorno per viverlo appieno “like a local”, come se fosse un abitante del luogo. È un turismo che non ama i grandi alberghi né i ristoranti con menù turistici ma che predilige strutture private (come appartamenti o alloggi in alberghi diffusi) e ristoranti poco conosciuti ma che spesso celano delle vere e proprie perle della cucina tipica locale.

Ecco allora che vengono alla ribalta tutti quei piccoli borghi che per tanto tempo hanno subito l’abbandono da parte dei turisti, che negli anni di boom dei viaggi low cost hanno preferito visitare grandi metropoli del mondo o remote isole nordiche.

Secondo gli esperti l’ospitalità genuina, quella che rende un posto visitato un luogo del cuore, sarà la vera moda del turismo dei prossimi anni.

Scopriremo così i piccoli paesi nascosti nella natura, in cui lo scorrere del tempo è segnato dagli animali al pascolo e dal sole che matura i campi coltivati.

Questo tipo di soluzioni non solo garantisce il distanziamento sociale, ma permette di sviluppare veri rapporti con gli abitanti del luogo nonché con lo stesso host, al quale sempre più di frequente chiediamo consigli su come vivere al meglio il territorio circostante. A proposito, se cerchi qualche idea su come far vivere ai tuoi ospiti esperienze uniche, questo articolo fa al caso tuo 😉.

Perché slow tourism significa anche slow food, inteso come l’insieme di piatti della tradizione che vengono custoditi dal sapere popolare e che rappresentano la massima espressione del legame che esiste da secoli fra l’uomo e il suo territorio.

Insomma relax, cucina tradizionale e borghi semisconosciuti sembrano destinati ad essere protagonisti di una nuova era di turismo, all’insegna della scoperta e della libertà.

Perché una vacanza non è una vacanza se non la si vive “like a local”.

A presto,
il team Cicero Concierge